Fitto: Pnrr, polemiche dannose La Ue attende nuovi piani

Scope non è l’agenzia di rating più importante, ma è probabilmente la più intransigente. Un paio di settimane fa, ha pubblicato un breve rapporto in cui stima che l’Italia sia «di fronte a ritardi nella fase degli investimenti (del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr) mentre l’onere ricade sulle autorità locali». Sulla base di dati della Fondazione per la finanza locale (Ifel) e del ministro dell’Economia, Scope rende note anche stime poco conosciute in Italia: alla fine dell’anno scorso gli enti locali italiani avevano
presentato circa 70 mila progetti per il Pari’, ma questi valgono solo 29,5 miliardi di curo mentre i fondi allocati loro per gli investimenti del Piano ne valgono 40. Le aree più in ritardo nel produrre progetti rispetto alle somme assegnate sono secondo Scope l’Emilia-Romagna e la Liguria a Nord, la Toscana al
Centro, la Campania, la. Sicilia e la Puglia al Sud. In tutti questi territori la progettazione prodotta dagli enti entro la fine del 2022 vale la metà (o anche meno, nel caso di Sicilia e Puglia) in proporzione alle risorse messe-a disposizione. E senz’altro uno dei punti che preoccupa Sergio MattarelIa. Alla fine della scorsa settimana il capo dello Stato ha citato Alcide De Gasperi, sollecitando tutti a «mettersi alla stanga» nell’attuare il Pnrr e ha ben presente che il continuo declino numerico e invecchiamento del personale delle amministrazioni locali resta uno dei grandi ostacoli. Paradossalmente i ritardi nella spesa, che pure iniziano a emergere, invece non preoccupano molto la Commissione Ue. Anche lá Spagna ne ha e del resto il Pnrr entra solo ora nella fase in cui i progetti vanno realizzati. Né preoccupa
molto il confronto per lo sblocco da parte di Bruxelles dell’ultima rata da 19 miliardi di euro. Dovrebbe arrivare anche quello, fra non molto. Da parte italiana si considera che restino meno di dieci specifici
nodi da sciogliere e semmai c’è un certo fastidio perché si riscontra a Bruxelles runa rigidità che vista da Roma non ci sarebbe stata con il governo precedente. I problemi seminai sono altrove, per entrambi i fronti. Nel governo c’è irritazione per come la Corte dei conti ha biasimato la scelta dí molti Comuni
di piantare in vaso dei germogli invece di pianiurnare alberi come da progetti iniziali. In Italia è diventato un caso, ma i magistrati contabili non hanno tenuto conto del fatto che la Commissione Ue
aveva già dato via libera alla scorciatoia dei Comuni (del resto, è una delle condizioni per ricevere la prossima rata da 19 miliardi). Più in generale però il governo ritiene di aver ereditato un Piano in buona parte da rifare. Sabato a Cagliari Raffaele Fitto per la prima volta ha fatto balenare le tensioni: «La chiave per noi ora è dimostrare serietà e responsabilità ha detto il ministro degli Affari europei. Se immaginiamo di far prevalere le polemiche, allora è peggio per tutti. Del resto questo Pnrr non lo abbiamo scritto né approvato noi». Visto da Bruxelles proprio qui è il punto di attenzione sull’Italia: dopo gli annunci, si richiede concretezza su come riscrivere ampie parti del Piano e fare avanzare il tutto. La Commissione attende, in uno scambio con Roma che non sempre è fluido. C’è ancora un mese per mandare nuove proposte. Ma perché il Pnrr decolli, serve con urgenza una struttura amministrativa più
forte a Palazzo Chigi, che sappia confrontarsi con Bruxelles e in Italia riesca a tenere sotto pressione le burocrazie coinvolte. Su questo, nelle prossime settimane il Pnrr si gioca buona parte del suo futuro

@corrieredellasera

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