Il parco mezzi che invecchia e una transizione verso un modello sostenibile che appare ancora più difficile che nel settore auto. In Italia circolano 725mi1a veicoli industriali con massa superiore alle 3,5 tela metà (il 50,4%) è dotato di motori ante Euro 4. Dunque inquinano e sono pericolosi. E quanto emerge dall’Osservatorio Unrae sui mezzi pesanti che rivela lo stato di salute della flotta circolante, con un età media di 14,3 anni, in leggero aumento. «Nonostante gli sforzi dei costruttori e delle misure messe in campo, la flotta rimane molto datata e questo è l’aspetto che al momento ci preoccupa di più» spiega Paolo Starace presidente della sezione veicoli industriali di Unrae. Due le priorità secondo Starace, da un lato allineare l’Italia agli incentivi degli altri paesi e dall’altro lavorare
per rinnovare il parco mezzi sostenendo gli investimenti per la sostituzione degli autoveicoli più inquinanti. «Bisogna mettere a disposizione di trasportatori e società fondi in maniera strutturale, con una visione di medio e lungo periodo – spiega Starace per adottate tecnologie più innovative, elettrico compreso. In paesi come Francia e Germania i contributi sono davvero consistenti, fino a 8omila euro di contributo per ogni veicolo elettrico acquistato o fino all’8o% della
differenza di prezzo rispetto ai mezzi a gasolio». Ma nel periodo intermedio serve sostenere la sostituzione dei mezzi con Euro 6 compatibili con biodiesel o lasciarsi alle spalle i carburanti. fossili e arrivare in un secondo momento all’obiettivo emissioni zero. L’elettrico, dunque, ma senza dimenticare l’idrogeno che, dice Starace, è più vicino di quanto si pensi: «Serviranno almeno due o tre anni per vedere i primi mezzi in circolazione ma attenzione a come produciamo energia e idrogeno per mantenere un approccio coerente». Il mondo del trasporto pesante e dei veicoli commerciali è diviso a metà, da un Iato le flotte di grandi
gruppi attenti a impatto ambientale e decarbonizzazione, dall’altro i padroncini e chi possiede un mezzo per il trasporto senza essere trasportatori. Nel 2022 le immatricolazioni di nuovi mezzi industriali sono cresciute dell’1,4% a quota 25.592unità, a crescere di più è stato il comparto dei veicoli pesanti di massa uguale o superiore alle 16 tonnellate – +4,1%sul 2021- seguiti dal comparto medio-leggero sotto le 16 tonnellate, sceso invece del 17,6%, accanto ai leggeri, sotto le 6 tonnellate, categoria cresciuta del 17,1%. L’alimentazione dominante dei nuovi mezzi immatricolati nel 2022 è il diesel, con una quota pari 96,2% del totale, mentre il Gnl pesa il 2,6% e il metano l’1%. Vista da qui la transizione green sembra ancora lontana. «Bisogna però dire spiega Starace – che i mezzi alimentati
con un motore di ultima generazione, Euro 6, hanno livelli di emissioni molto contenute e nella stragrande maggioranza i mezzi sono già oggi compatibili con l’hvo, un tipo di biocumbustibile che abbatte ulteriormente le emissioni». Per i produttori di mezzi pesanti rappresentati in Italia da Unrae proprio l’utilizzo di biocarburanti di nuova generazione rappresenta uno strumento importante per raggiungere i prossimi obiettivi di taglio delle emissioni già imposti dall’Europa e che se non rispettati costano multe salate ai produttori. Eni per esempio ha già annunciato che questo carburante sarà disponibile presso stazioni di servizio
in Italia. «Bene gli investimenti in questa direzione aggiunge Starace anche se rappresentano una soluzione ponte perché il comparto deve comunque arrivare alle emissioni zero». La strada dunque per produttori e componentisti è segnata e in quella direzione, dice Starace, bisogna andare, anche per rendere attrattivo il paese agli occhi dei produttori stranieri.
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