Grandi produttori automobilistici, società private, metropoli e Paesi hanno firmato ieri a Glasgow un impegno per la messa al bando dei veicoli con motori a combustione entro 11 2040. Ci sono nomi importanti, ma non meno importanti sono quelli che mancano. Tra i firmatari Volvo, GM, Ford, Land Rover e Jaguar (Tata Motors), Mercedes-Benz (Daimler Group) mentre ancora grandi assenti sarebbero i due leader mondiali, Volkswagen e Toyota, Stellantis e Paesi chiave nella lotta al cambiamento climatico come Stati Uniti, Cina, Germania e Italia. In quest’ultima categoria si sono invece aggiunti India, Polonia e Nuova Zelanda, mentre tra le metropoli hanno assunto il nuovo impegno Seul e San Paolo e a livello societario sono importanti le adesioni di gruppi come Leaseplan, Uber e la catena di negozi alimentari Sainsbury’s Alla Cop26 ieri è stata la giornata del trasporto: auto, bus, camion, navi e aerei sono responsabili di un quarto delle emissioni globali di CO2. Il fatto che nessun nuovo impegno sia stato
preso dalla Cina, il più grande mercato automobilistico al mondo, dagli Stati Uniti, prima economia mondiale e secondo mercato automobilistico a livello internazionale, attenua il successo di questa nuova ondata di adesioni. A parziale consolazione si registrano le firme di alcuni Stati americani, come New York e la California, che si impegnano autonomamente a raggiungere il target di emissioni zero entro 11 2040. Tra le avanguardie nella lotta alla riduzione delle emissioni di carbone c’è la Svezia. Volvo, tra le case firmatarie, aveva già annunciato nei mesi scorsi che dal 2030 avrebbe prodotto solo auto elettriche; lo stesso gruppo ha inoltre definito il prezzo del carbone in 1.000 corone svedesi per ogni progetti. Da notare anche l’assenza della Germania, prima industria automobilistica d’Europa. Secondo una fonte del ministero dell’Ambiente tedesco presente ai negoziati di Glasgow, la firma non sarebbe stata apposta a causa della mancanza di consenso interno su «un aspetto marginale» della dichiarazione d’impegno: se cioè l’utilizzo di carburante prodotto da fonti rinnovabili e successivamente utilizzato in motori a combustione possa essere o meno una soluzione al problema delle emissioni nocive. In Germania non ha firmato nemmeno il gruppo Bmw. Secondo Martin Kaiser, direttore di Greenpeace in Germania, l’assenza delle grandi economie e di molte case automobilistiche è un segnale «gravemente preoccupante». Altre assenze di spicco del settore, le giapponesi Honda e Nissan e la coreana Hyundai.
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