Veicoli a emissioni zero, l’Italia non firma l’intesa

GLASGOW – Stati Uniti e Cina si sono trovate insieme ieri anche nel «no» alla transizione verso auto e furgoni a zero emissioni. L’accordo tanto anelato dal premier britannico Boris Johnson alla fine ha raccolto solo una trentina di firme per il rifiuto dei Paesi produttori, Germania in testa, cui si è allineata anche l’Italia che inizialmente sembrava propensa a fermare almeno le auto a benzina e diesel. Il tema    condiviso ha sottolineato la portavoce del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, è stata l’inclusione nel testo anche dei van. Restano fuori dall’accordo anche le due più grosse case automobilistiche del mondo: Toyota Motor Corp e Volkswagen AG, così come Stellantis (nata dalla fusione tra i gruppi PSA e Fiat Chrysler Automobiles, la quarta casa automobilistica del mondo), Honda, Nissan, BMW e Hyundai. Nella giornata dedicata ai Trasporti, c’erano grandi aspettative su quello che la
presidenza britannica aveva definito «l’accordo globale di riferimento» per la transizione energetica nel mondo automotive. La dichiarazione, sostenuta tra gli altri da Cana da, India, Svezia e  Regno Unito,       impegna le nazioni flouatarie a vendere solo veicoli a emissioni zero entro il 2040 in tutto il mondo e non oltre il 2035 nei principali mercati automobilistici. Sebbene la formulazione dell’accordo sia vaga, potrebbe essenzialmente significare il passaggio a flotte di auto, camion e autobus esclusivamente elettriche, rinunciando alle popolari soluzioni intermedie attualmente in uso, come i veicoli ibridi.
Diversi Stati e città americane, distanziandosi dal governo federale, hanno firmato l’adesione, così come le principali case automobilistiche come Ford, General Motors, Mercedes Benz e Volvo. Le aziende tedesche Volkswagen e BMW, seguite dal governo tedesco, hanno invece subito detto no. Funzionari tedeschi hanno affermato che Berlino ha rifiutato di firmare l’accordo perché conteneva una nota a piè di pagina che avrebbe impedito l’uso di combustibili sintetici prodotti con energia rinnovabile, un’opzione che alcuni nell’attuale e probabilmente futuro governo vogliono mantenere aperta. I trasporti sono una delle maggiori fonti di emissioni di gas serra, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, che in un recente rapporto ha rilevato che la vendita di nuove auto con motore a combustione interna  quelle che funzionano a benzina e diesel deve essere gradualmente eliminata entro il 2035 per garantire il raggiungimento degli obiettivi fissati a Parigi nel 2015 e limitare il riscaldamento globale a 1,50. «L’Italia ha perso un’occasione per farsi promotore nella Ue del phase-out delle auto a carburanti fossili», ha commentato Carlo ‘fritto, Policy Officer per Transport & Environment Italia, ong che promuove la sostenibilità del settore trasporti europeo, ricordando che il nostro Paese «detiene il record europeo per sità di automobili (655 ogni 1.000 abitanti) e quindi non stupisce che il settore dei trasporti sia il principale driver delle emissioni di gas serra italiane, circa un quarto del totale».

@corrieredellasera

Foto: pexels

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