Fanalino di coda per le vendite delle auto elettriche in Europa, ma quando si tratta di desiderio, l’Italia è nel gruppo di testa delle classifiche. Secondo l’ultimo rapporto di. EY l’indice anticipa performance future che non sono lontane: la voglia di cambiare esploderà e si trasferirà nell’acquisto di vetture elettriche. Il desiderio per ora rimane tale per colpa di alcuni vincoli, come l’assenza di una rete di ricarica di colonnine adeguate, di fronte ai quali gli automobilisti storcono il naso. L’analisi di EY conferma come la fiducia dei consumatori nei confronti di mezzi elettrificati aumenti in modo significativo traducendosi in una forte intenzione di acquisto in l’Italia, dove il parco circolante di auto elettriche ha raggiunto la soglia delle 200 mila vetture, che occupa il secondo posto in classifica, tallonando la Cina. I170% degli intervistati in Italia dice sì, in Cina è il 75%, anche perché sul piatto non c’è solo l’elettrico puro, ma tutte le formule di ibrido, da quelle con la spina a quelle senza. Per cui c’è un interesse rispetto a tutto l’insieme di vetture definite elettrificate: gruppo che a livello globale attira l’attenzione di una media del 55% (un anno fa era il 52%) dei consumatori rispetto ai 20 Paesi sondati e alle 15 mila interviste fatte. L’Italia nella testa della classifica è seguita da Norvegia (67%), Svezia e Giappone (64%). «Tra chi ha già una vettura elettrica spiega Giovanni Passalacqua, Partner e automotive consulting leader di EY in Italia questa intenzione è ancora più forte rispetto al riacquisto. Segno che non è rimasto deluso o non si è trovato male rispetto alle vettura comprata e usata». Un trend che viene confermato anche dagli ultimi dati sulle immatricolazioni di giugno dell’Acca, l’associazione delle case produttrici di auto in Europa: le auto con la batteria superano i diesel. A meno di dieci anni dal dieselgate, scoppiato nel 2015, anno che segna l’inizio della fine delle vetture a gasolio, si assiste a un sorpasso storico. Le vendite di auto elettriche hanno preso il volo: a giugno le immatricolazioni sono state 158.252, il 66,2% in più del 2022, con una quota di mercato che sale dal 10,7% al 15,1%. E per la prima volta superano i diesel, fermi poco sopra il 13%. E le ibride occupano il secondo posto nelle scelte di chi acquista una nuova macchina con il 24,3% del mercato. La quota maggiore rimane sempre quella dei veicoli a benzina con il 36,3%. Dati che sono figli anche dei cambiamenti di abitudini post-Covid. In Italia è in atto una diminuzione dello smart working, in termini di giorni lavorati da remoto rispetto alle precedenti rilevazioni e con un modello ibrido che si riflette anche sugli spostamenti. «Si ricorre sempre più all’utilizzo dell’auto personale rispetto ad altre formule, come il mezzo pubblico o lo sharing» , sottolinea Passalacqua di EY. L’uso del mezzo privato è cresciuto del 10% rispetto alla scorsa rilevazione. L’utilizzo di tutto il resto, tranne i mezzi privati a due ruote cresciuti del 5%, è sceso. La pandemia ha influenzato anche le motivazioni di acquisto di un’auto elettrica, facendo scalare la classifica dei motivi per comprare una vettura con la batteria alle ragioni ambientali, tra lotta all’inquinamento e al cambiamento climatico. Poi seguivano le altre. Ora al primo posto ci sono ragioni economiche e di risparmio nell’uso. Secondo i140% degli intervistati, i costi elevati del carburante per i veicoli con motore a combustione interna costituisce la motivazione principale per l’acquisto di un veicolo elettrico. Si aggiungono poi gli incentivi per l’acquisto e le ragioni ambientali (38%) che «rimangono comunque sul podio dei motivi e sono determinanti nel guidare i consumatori», rimarca Passalacqua. E scesa anche di un 20% la fetta di intervistati, dal 58 al 42%, che poneva come principale ostacolo all’acquisto, soprattutto di full electric e ibride plug-in, il prezzo del veicoli. «Segno che sia gli investimenti sulla tecnologia sia le strategie di comunicazione delle case automobilistiche hanno funzionato», rimarca Passalacqua. Rimangono scogli da superare. Il primo non riguarda la vettura direttamente, ma le colonnine di ricarica che rappresentano un freno. «Tra i fattori che influenzano maggiormente l’esperienza di ricarica primeggiano per il 44% degli intervistati in Italia, in linea con il dato globale, i tempi di attesa troppo lunghi per la ricarica sottolinea Passa ‘acqua una conseguenza della scarsa presenza di colonnine fast, e per il 39% i punti di ricarica che non funzionano, funzionano male o sono difficili da trovare». La priorità è intervenire in maniera decisa sulla rete per renderla più capillare ed efficiente, nonostante le oltre 45 mila colonnine già istallate nel Paese.
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