Stop alle auto inquinanti: Europa divisa, rinvio possibile

Il governo italiano ha ribadito ieri che intende votare contro l’adozione da parte del Consiglio del controverso regolamento sulle emissioni nocive delle auto. Sull’esito del voto permangono dubbi. Con l’occasione, il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha sottolineato che l’obiettivo italiano è soprattutto di sensibilizzare l’establishment comunitario sull’urgenza di perseguire politiche ambientali che siano comunque più attente agli interessi dell’industria. L’Italia voterà contro il regolamento sulle emissioni delle macchine, «come segnale per quanto riguarda tutta l’attività che la Commissione e le istituzioni europee faranno, e faremo insieme a loro, nei prossimi mesi per quanto riguarda gli altri dossier che sono ancora aperti». Il ministro Urso ha parlato di temi quali gli imballaggi, l’ecotessile, le emissioni nocive dei mezzi pesanti. «Noi siamo un governo pragmatico, che guarda agli interessi nazionali e alla sostenibilità del nostro sistema sociale». Il testo legislativo, il quale stabilisce che dal 2035 non potranno essere messe sul mercato nuove auto inquinanti, dovrebbe essere discusso oggi a livello diplomatico. Ieri sera, però, circolavano voci secondo le quali la presidenza svedese non escludeva di stralciare il tema dall’agenda, tenuto conto dei crescenti dubbi sull’esito del voto (nei fatti i Ventisette devono decidere se fare proprio il regolamento di recente approvato dal Parlamento europeo). Secondo le informazioni circolate in questi giorni, oltre all’Italia voterà contro anche la Polonia, mentre la Bulgaria si asterrà. Anche dalla Germania giungono dubbi. La coalizione che appoggia il governo Scholz appare divisa. I liberali sono contrari al testo e chiedono rassicurazioni sull’uso dei carburanti sintetici, mentre socialdemocratici e verdi sostengono il regolamento. Insieme i quattro Paesi appena citati avrebbero una minoranza di blocco.
Tornando alla presa di posizione del governo italiano, il ministro Urso ha aggiunto: «È cambiato il mondo, c’è stata la pandemia, l’Europa è minacciata dalla
competitività stressante globale per cui è necessario mettere in piena sintonia la capacità industriale e la duplice transizione ecologica e digitale, dando al sistema industriale la capacità di riconvertirsi con una visione concreta, non ideologica, messianica frutto di una concezione che appartiene al passato». Lo sguardo del ministro italiano è rivolto anche a medio termine, ossia alle elezioni europee del 2024, sulla scia delle quali il governo Meloni spera in un cambio di maggioranza. Intanto, in una riunione ieri dei ministri dell’Industria, molti Paesi hanno insistito sull’urgenza di ridurre il carico amministrativo delle imprese pur di rilanciare la competitività.

@ilsole24ore

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