Rame. Transizione energetica e colli di bottiglia nella produzione faranno da traino ai prezzi

Un investimento da cassettista. Dunque da medio-lungo periodo. Così è stato definito il rame. Il motivo? Sarà il metallo chiave della transizione energetica. Nel breve (sei mesi) invece comanda l’import cinese: Pechino finora è stato il più grande importatore soprattutto per il settore immobiliare. Il rallentamento dell’economia cinese ha frenato le quotazioni del rame che viaggia intorno a 8.300 dollari a tonnellata. Secondo alcuni strategist, sarebbe ora il momento di esporsi sul metallo rosso; il rame quindi, più del litio, altro metallo della transizione green che però negli ultimi due anni ha registrato un grande boom dei prezzi. Gli esperti di S&P Global Rating stimano nel 2025 un prezzo di 9mila dollari a tonnellata per il rame. Ma per il mercato sono previsioni conservative. È infatti previsto un forte gap fra domanda e offerta a metà decennio a causa della transizione energetica. «I metalli industriali sono di fronte a un incombente squilibrio tra domanda e offerta conferma David Waugh, analista nel team quantitative & multi asset strategies della Sgr Neuberger Berman. Le iniziative governative, come l’Inflation ReductionAct degli Usa, il RePower Europe e gli impegni per l’azzeramento delle emissioni in tutto il mondo, stanno aumentando il fabbisogno di metalli. Con l’accelerazione della transizione, prevediamo una crescita esponenziale della domanda». Per dare un’indicazione concreta, Waugh fa l’esempio del Cile: «La miniera di Escondida è la più grande miniera di rame del mondo, produce i milione di tonnellate di rame all’anno. Per soddisfare la domanda implicita negli attuali obiettivi net zero, stimiamo che il mondo avrà bisogno di una nuova miniera di Escondida ogni anno fino al 2030».
Qualità e calli di bottiglia
All’orizzonte però non vi sono grandi progetti di sviluppo minerario. E ne risente la qualità del metallo. «Cile e Perù sono il primo e secondo produttore al mondo di rame ricorda Michael Palatiello, ad di Wings Partners Sim, società specializzata nei metalli. Ma la qualità del rame sta peggiorando. Le miniere sono in fase di chiusura, al termine del loro ciclo produttivo che dura trai 20 e i 3o anni. A livello internazionale non vi sono piani concreti all’orizzonte. Bisogna sottolineare che per tali progetti ci vogliono almeno 5-6 anni per arrivare a regime, quando va bene. In Mongolia, tra i siti produttivi di rame potenzialmente più importanti, sono quasi 20 anni che se ne discute». Per Palatiello, i prezzi del rame sono destinati a salire: «Colli di bottiglia della produzione e transizione energetica causeranno un’impennata dei prezzi. Viene stimato in 15mila dollari a tonnellata il prezzo nei prossimi 3-4 anni».
Metallo multiuso
Il rame è considerato un metallo multiuso, sempre più centrale nell’industria. «Il rame è un pilastro della rivoluzione energetica verde ribadisce Wang. A differenza di altri metalli, ha una combinazione
unica di duttilità e conduttività, che lo rende ideale per una serie di applicazioni, tra cui batterie, cablaggi, reti elettriche». Sulla stessa linea Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia: «Il rame fa parte di quella lista di critical raw materials necessari per il processo di transizione energetica come litio, cobalto, grafite e nickel». E aggiunge: «Per i prossimi anni le nostre aspettative sono fissate per un possibile superamento dei massimi registrati nei primi mesi del 2022. Nel nostro scenario base, che prevede che il processo di transizione energetica non abbia ostacoli, ci aspettiamo prezzi del rame su livelli molto più alti rispetto agli attuali offrendo possibilità di investimento molto interessanti».

Il Sole 24 Ore

Share
Leave comment