La Ue apre un’inchiesta antidumping sulle auto elettriche cinesi

In un incerto contesto economico, la Commissione europea vuole dare una impronta più sociale a questo ultimo anno di legislatura, pur di smorzare le tensioni intorno al Patto Verde (Green Deal, in inglese). Tra le altre cose, in un discorso sullo Stato dell’Unione, la presidente dell’esecutivo comunitario Ursula von der Leyen ha annunciato ieri l’apertura di una indagine anti-sussidi sull’importazione di auto elettriche provenienti dalla Cina, in forte aumento negli ultimi mesi. «I mercati globali sono invasi da auto elettriche cinesi particolarmente economiche ha detto a Strasburgo la signora Von der Leyen. Il loro prezzo è mantenuto artificialmente basso da enormi sussidi statali. Questa tendenza provoca distorsioni di mercato. Oggi sono qui ad annunciarvi che la Commissione europea sta avviando un’indagine anti sovvenzioni sui veicoli elettrici provenienti dalla Cina. L’Europa è aperta alla concorrenza; ma non a una corsa al ribasso». Le ultime statistiche mostrano un forte balzo delle importazioni cinesi di auto elettriche, che secondo Bruxelles hanno raggiunto in tre anni l’8% del mercato (con il rischio di un rapido raddoppio). I veicoli elettrici provenienti dalla Cina sono venduti a un prezzo medio del 2o% più basso degli altri modelli elettrici sul mercato europeo. Il timore è che il prezzo verrà sussidiato ulteriormente non appena il paese asiatico farà i conti con i primi segnali di sovraccapacità produttiva. Attualmente, alle auto elettriche provenienti dalla Cina l’Unione europea sta applicando la clausola del paese più favorito. La Commissione ha nove mesi dall’inizio dell’indagine per imporre dazi. L’iniziativa, che è giunta ex officio, è stata sostenuta in particolare dalla Francia, mentre la Germania pur sensibile alla questione, è preoccupata da eventuali ritorsioni cinesi. L’indagine riguarderà anche le importazioni dalla Cina di modelli elettrici prodotti da marchi occidentali. La decisione è tanto economica quanto sociale. Sempre ieri la signora Von der Leyen ha esortato al dialogo (pronta a nuovo sostegno economico?): «Abbiamo bisogno di una minore polarizzazione» della scena politica. Bruxelles vuole lanciare dialoghi strategici sia con il mondo industriale che con il mondo agricolo, mentre i partiti più radicali stanno raccogliendo con successo il voto di molti elettori preoccupati dai costi del Patto Verde. E da capire se il cambio di regime non sia giunto troppo tardi. Nel suo discorso (un’ora, venti pagine), la presidente Von der Leyen ha dedicato grande spazio anche alterna dell’intelligenza artificiale (IA), una
invenzione che rischia di scapparci di mano, diventando per l’umanità una seria minaccia più che un nuovo strumento. Bruxelles vuole promuovere a livello mondiale un quadro regolamentare che preveda confini chiari nell’uso della nuova tecnologia, una nuova governance internazionale, e norme che indirizzino il processo di innovazione. L’intelligenza artificiale «migliorerà l’assistenza sanitaria, aumenterà la produttività, affronterà il cambiamento climatico. Ma non dobbiamo sottovalutare le minacce reali ha avvertito la signora Von der Leyen. Di recente, centinaia di importanti ricercatori, accademici ed esperti di IA ci hanno messo in guardia, scrivendo: «Mitigare il rischio di estinzione derivante dall’IA dovrebbe essere una priorità globale insieme ad altri rischi su scala sociale, come le
pandemie e la guerra nucleare». La presidente ha riservato solo la parte finale del suo discorso alla guerra in Ucraina. Si è espressa favorevolmente sull’allargamento dell’Unione, senza escludere una eventuale riforma dei Trattati, ma non si è dilungata sul conflitto. D’altro canto, il momento è delicato. Cresce la stanchezza dell’opinione pubblica europea per una guerra che assorbe molte risorse, mentali e materiali, tanto che i partiti più estremisti hanno già cominciato a cavalcare questo sentimento a fini elettorali. Infine, nella sua allocuzione, la signora Von der Leyen non ha indicato se sia candidata a un nuovo mandato. Certo, il discorso è stato conciliante, privo di spigolosità. Interessante è notare che i partiti che l’hanno sostenuta in quest’ultimo mandato – popolari, socialisti e liberali – abbiano colto l’occasione per ringraziarsi a vicenda della collaborazione di questi anni, lasciando intendere nei fatti di poter replicare la maggioranza dopo il voto europeo dell’anno prossimo, conservatori e nazionalisti permettendo.

 

Il Sole 24 Ore

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