Euro5 il rinvio

Potrebbe nascerne un contenzioso con l’Europa, e di certo non sarà un regalo per l’ambiente né per la salute, ma il governo Meloni ha deciso di rinviare al 1° ottobre 2024 il blocco delle vetture diesel “Euro 5” previsto dal 15 settembre (e fino al 15 aprile prossimo) in 76 Comuni del Piemonte; troppo forti sono i problemi sollevati dagli automobilisti coinvolti, in maggioranza persone a basso reddito e impossibilitate a comprare macchine nuove; tutti costoro fronteggiavano la prospettiva di restare a piedi, e per molti il divieto equivaleva alla quasi impossibilità di andare a lavorare, visto che i mezzi di trasporto pubblici non rispondono a tutte le necessità. Peraltro la questione non è risolta, visto che per il blocco è in arrivo un semplice rinvio, e il problema dell’inquinamento dell’aria non svanisce. C’è da aggiungere che la questione non è di rilievo solo locale ma (in prospettiva) nazionale e europeo. «Sono pronto con un decreto che porterò al Consiglio dei ministri» ha annunciato il titolare dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. «Il decreto prevede una serie di azioni di blocco della delibera regionale, con una verifica dello stato di attuazione e del cronoprogramma degli interventi a partire dal 2024».
Ma questa è una resa, dal punto di vista ambientale? Il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini giura di no, anche se contemperare i vari interessi sa-
rà molto difficile, infatti la Lega Salvini Piemonte (espressione locale del patito) chiede già che il blocco slitti a12030. «Siamo determinati a difendere l’ambiente ha detto ieri Salvini però vogliamo farlo senza estremismi ideologici, che non migliorano la qualità dell’aria ma peggiorano le condizioni di centinaia di migliaia di famiglie e di lavoratori». Anche il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, prova a rassicurare: «Resta fermo l’impegno del governo e dell’Italia a tutela dell’ambiente. Gli interventi e le misure già attuati hanno consentito di ottenere risultati significativi nella qualità dell’aria», inoltre Urso prepara un programma di incentivi per rinnovare il parco auto (vedi l’altro articolo in pagina). Molto più drastica la dichiarazione congiunta di due parlamentari piemontesi di Fratelli d’Italia, il deputato Fabrizio Comba e il senatore Gaetano Nastri, secondo cui «il Piemonte è salvo dal blocco alla circolazione ai veicoli diesel Euro 5 previsto dalle politiche ambientali estreme di Bruxelles», di cui condanna «i provvedimenti talvolta utili solo a distruggere intere filiere produttive». I motori Euro 5 non sono vecchissimi, ma la decisione di metterli fuori gioco (assieme ad altri con più anni sulle spalle) dalle 8,30 alle 18,30 nei giorni feriali, era stata presa dalla giunta regionale piemontese (che è di centrodestra, come il governo di Roma) perché a Torino e in altre località piemontesi sono stati ripetutamente sforati i limiti di inquinamento, e questo non solo danneggia la salute dei cittadini, ma in più crea rischi giudiziari per gli amministratori, e può dare luogo a una procedura d’infrazione europea. Il divieto non entrerà in vigore perché nei giorni scorsi il coro di proteste levatosi da molti singoli cittadini, ma anche da diversi Comuni, ha creato sulla politica una pressione insostenibile. In dettaglio, il decreto che oggi Pichetto Fratin presenterà al Consiglio dei ministri prevede che «le misure di limitazione della circolazione di veicoli di categoria “diesel Euro 5” possono essere attuate esclusivamente a far data dal 1° ottobre 2024 e in via prioritaria nei Comuni con più di 30.000 abitanti, con trasporto pubblico locale garantito e adeguato e dove ci sono valori inquinanti alti che possono incidere sulla tutela della salute». Resta il fatto che dal 1° ottobre 20251e Regioni del bacino padano saranno comunque obbligate, salvo l’ipotesi di deroghe, a imporre il limite alla circolazione dei veicoli diesel Euro 5. Il decreto dice che nel bloccare il divieto si è tenuto conto «delle criticità legate all’indisponibilità dei materiali necessari alla produzione di batterie per i veicoli elettrici, in grado da assicurare una tempestiva sostituzione dei veicoli Euro 5». E da verificare se è vero che, colpe si afferma, «la tempistica proposta non confligge con gli obiettivi del Pacchetto Ue “Pronti per il 55%” che, per quanto attiene alla riduzione dell’uso di combustibili fossili nei trasporti, richiede che sia realizzata una infrastruttura sufficiente per la ricarica o il rifornimento dei veicoli elettrici o alimentati con combustibile alternativo.

La Stampa

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