Auto 2023: un cambiamento epocale, marchi che emergono e conquistano quote di mercato sempre maggiori, un ecosistema perla vendita e l’assistenza che fatica a trasformarsi e ad adeguarsi alla rivoluzione dell’auto elettrica. E all’orizzonte le mega navi cariche di vetture cinesi, di brand sconosciuti ma ricche di tecnologie. E poi, uno fra tutto, il caso Tesla Alcuni numeri: ad aprile la casa di Elon Musk (che però lui non ha fondato, è bene ricordarlo) ha venduto in Italia 740 macchine, contro le 27 dell’analogo mese del 2022 evidenziando una crescita dei 2.640%conquistando una quota di mercato nel mese di aprile pari allo 0,6 per cento. E nei primi quattro mesi ha conquistato un market share dell’1% con quasi 5300 vetture immatricolate. Per capire quanto pesi l’uno percento, basti ricordare che Alfa Romeo, brand dei brand italiani, è all’i,6%, DS (sempre Stellantis) allo 0,5%. Va detto che i dati di Tesla vanno analizzati sulla base delle immatricolazioni di 3 o quattro mesi, perché la singola fiammata non è significativa in quanto le vetture in pratica arrivano in massa ogni 90/120 giorni. In ogni caso la crescita del 280% nel periodo gennaio aprile 2023 in raffronto ai primi quattro mesi del 2020 è significativa di un cambiamento in atto e di un punto chiave: Tesla con Model Y e Model 3 dominala classifica delle elettriche, agli altri solo le briciole. L’unica che regge lo tsunami di Musk è la Fiat 50o elettrica Tesla sta vincendo a suon di sconti record e non c’è solo la regina americana delle elettriche ad agitare le acque del mercato ma sono da tenere d’occhio anche fenomeni come MG, marchio inglese ma cinese fino al midollo, essendo stato comprato 15anni da Saic. Cosa ha fatto MG? È presto detto: MG ad aprile ha conquistato un market share record pari al 2,4% grazie a 3.029 unità immatricolate e una crescita del
478% rispetto al mese precedente. Per fare un paragone, MG che ha piazzato la sua elettrica MG4 al quarto posto tra le Bey più vendute, esibisce una quota di mercato ben superiore a big come Alfa Romeo (1,9%), analogo a Skoda (2,3%). Un market share vicino a quello di Lancia (3%) odi Hyundai o Kia che
viaggiano anche loro sul 3% di share. Ma non basta: praticamente nei primi 4 mesi del 20231e vendite di MG (7.828 vetture, +343,8%) superano il totale dell’intero 2022. All’atto pratico l’ingresso di nuovi brand o il boom di marchi come DR, italiana di nome ma cinese di fatto, nel peraltro piccolo mercato italiano comporta un cambio di passo nelle reti di vendita e di assistenza Un conto è vendere 3o auto, un altro è venderne mille al mese. Con i volumi che crescono e il passaggio da player di nicchia a realtà di peso si accende il problema dell’afte market e della manutenzione. Ok che le Tesla, al pari delle altre elettriche, necessitano di una manutenzione ridotta all’osso: zero olio, zero filtri e non ci sono candele da verificare, cinghie o catene di distribuzione, frizioni da rifare, cambio da revisionare etc. Insomma, la semplicità dell’auto elettrica riduce anche tempi e metodi dei tagliandi. E poi i guasti sono più rari. Con l’auto elettrica resta poco del mondo delle officine, ma le carrozzerie sono uno dei punti chiave: gli utenti mica possono aspettare mesi per poter cambiare, per esempio un parafango. Ed ecco che marche come Tesla che hanno un modello di business diverso da quello classico: la rete di distribuzione è esclusivamente diretta tramite i Tesla Store e i Tesla Center. In Italia, in questo momento, ci sono 8 Tesla Center, oltre a uno store aggiuntivo a Milano, in Piazza Gae Aulenti, una presenza commerciale a Bolzano e in Puglia, e la casa sta sviluppando una rete di popup e un piano di espansione che riguarderà anche l’Italia Il marchio elettrico californiano sta investendo molto nell’infrastruttura di servizi e centri assistenza per abbreviare i tempi di attesa, aumentare la produttività e migliorare l’esperienza complessiva del cliente. Basti pensare che, fino a pochi anni fa, in Italia vi erano solo 2 Service Center Tesla: Milano e Padova. Oggi, invece, ci sono 8 centri di assistenza in Italia: Milano-Linate, Padova, Bologna, Roma, Firenze, Caserta, Torino, Brescia, più la rete di carrozzerie convenzionate “Tesla approved bodyshops”, e l’espansione proseguirà. Ed espansione significa occupazione. Ovviamente, come sempre, una Tesla è ordinabile anche esclusivamente online, senza recarsi fisicamente in uno dei punti del marchio, mentre la consegna delle vetture avviene sempre presso i nostri Tesla Center. Tutto questo ovviamente non basta quando crescono i numeri e l’arrivo di nuovi brand, come nel caso di MG, DR e di tutti i cinesi (da Byd a Chery, ai marchi di Geely come Zeekr, ma nella partita ci sono anche new comer come Polestar) non può che dare ossigeno a un mercato dell’aftermaket asfittico. “Negli ultimi dieci anni – spiega, fondatore e direttore del Centro Studi Fleet&Mobility le concessionarie, come numero di imprese, si sono quasi dimezzate, ma i saloni di vendita sono diminuiti del 20%e i punti di assistenza de125. Inoltre, chi è uscito del network che fa riferimento diretto alle Case è rimasto sul territorio a offrire i suoi servizi commerciali e di assistenza. Questo conferma che il mercato ha bisogno di un presidio capillare sul territorio, perché i clienti vogliono e devono trovare risposta alle loro esigenze nel giro di decine, non centinaia di chilometri”. Tesla, spiega addirittura ai propri clienti come effettuare gli interventi di manutenzione ordinaria che sono di lieve entità. Ovvio che questo tipo di cose ha senso quando si ha a che fare con utenti “fan boy” appassionati ed esperti. Ma quando si punta al mass market, e Tesla rischia di diventare ancora di più una spina nel fianco dei tradizionali costruttori, le cose cambiano. E servono reti di assistenza degne di questo nome. Dove trovare? In realtà la soluzione è semplice: seguire l’esempio del noleggio a lungo termine dove gli utilizzatori di auto aziendali si avvalgono di una rete di officine e carrozzerie che non esibiscono le insegne del costruttore. <La vendita senza una struttura di consegna e assistenza diretta – dice Pierluigi Del Viscovo non è un fenomeno nuovo. Sono 3o anni che il noleggio a lungo termine vende contratti su macchine che poi saranno consegnate e assistite da strutture terze. Il punto è la qualità del servizio, più che la sua proprietà». È la qualità degli interventi, soprattutto in autovetture che vivono di software non è un fatto scontato ed è sicuramente una leva che spinge anche a un ricambio generazionale, cultura e di competenze nelle officine.
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