L’Italia spinge per includere i biocarburanti

Nella contesa sul futuro dell’industria automobilistica il governo italiano rischia di scoprire che il suo principale alleato gioca in realtà una partita in solitaria. Si spiega così la lettera urgente indirizzata dai tre ministri competenti sul tema – Matteo Salvini (Infrastrutture e trasporti), Gilberto Pichetto (Ambiente e sicurezza energetica) e Adolfo Urso (Imprese e made in Italy) – a Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Ue per il Green deal, in cui si chiede di includere anche i biocarburanti, oltre ai carburanti sintetici (e-fuels) su cui punta la Germania, tra i combustibili impiegabili dal 2035 in poi in alternativa all’elettrico. Quella dei biocarburanti è la filiera su cui punta forte il nostro governo ma, da quanto trapelato, è stata esdusa dalla bozza del testo circolato a Bruxelles con il quale la Commissione intenderebbe sbloccare l’impasse sul dossier auto. Il punto di partenza di tutta la discussione è, per nuove auto e veicoli commerciali, il taglio delle emissioni di CO2 allo scarico del 100% al 2035 rispetto al 2021, in pratica lo stop ai motori endotermici. Germania e Italia hanno chiesto di tradurre in un atto giuridicamente vincolante, da subito, già prima della clausola di revisione del 2026, l’apertura al concetto di «neutralità tecnologica» per raggiungere questo obiettivo. La bozza della Commissione tuttavia conterrebbe un riferimento esplicito ai soli carburanti sintetici. Di quila reazione italiana. «L’Italia è pienamente impegnata nella de carbonizzazione del settore del trasporto
e nella riduzione delle emissioni dei veicoli leggeri», dicono Salvini, Pichetto e Urso ricordando di aver subito evidenziato «la necessità di rispettare il principio della neutralità tecnologica per garantire
una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa verso una mobilità a zero emissioni».
«Abbiamo proposto il considerando 11 del nuovo regolamento CO2 in buona fede, e ci aspettiamo che la
commissione lo attui ben prima della revisione del 2026, proponendo un atto giuridicamente vincolante proseguono i ministri. Un impegno in tal senso da parte della commissione, con l’indicazione di una tempistica, sarebbe molto apprezzato e permetterebbe di concludere positivamente il dossier». Ma, si legge ancora nella lettera, tutto questo deve avvenire secondo una definizione di “CO2 neutra fuels” che includa i biocarburanti, ma anche i carburanti gassosi come l’idrogeno, al pari degli e-fuels. Nel documento si fa riferimento al fatto che i veicoli dovrebbero essere comunque dotati di tecnologie che
consentano l’esclusivo uso di questi combustibili, impedendo dunque il ricorso a benzina e diesel. Secondo alcune indiscrezioni riportate dai media in Germania, lo stesso governo tedesco avrebbe in realtà bocciato la bozza della Commissione preannunciando una controproposta. Resta comunque il timore, negli ambienti governativi e diplomatici italiani, di uno smarcamento della Germania rispetto alla speranza iniziale di fare fronte comune. L’Italia aveva preannunciato tre settimane fa, con il ministro Pichetto, un voto contrario in Consiglio sul regolamento in assenza di garanzie sulla neutralità tecnologica. Concetto ribadito ieri dalla premier Giorgia Meloni, in Senato, nella sua replica nel corso del dibattito sulle comunicazioni in vista del Consiglio europeo. Meloni ha fatto riferimento al rischio che l’Europa si consegni alla dipendenza della Cina, dominante nel mercato dei veicoli e delle batterie elettriche. Il ministro Urso, intervenendo a un convegno di Confindustria sugli obiettivi ambientali del
pacchetto europeo Fit for 55, ha parlato della possibilità «di tenere in considerazione soluzioni di decarbonizzazione che possono meglio favorire lo sviluppo industriale, tutelare la competitività internazionale delle imprese italiane e contenere il costo sociale della transizione».

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