Carbon tax alle frontiere, intesa europea

L’Europa mette le emissioni e il clima al centro del commercio imponendo per la prima volta al mondo un dazio sull’ambiente. La nuova carbon tax alle frontiere colpirà le produzioni estere realizzate senza  rispettare  gli stringenti vincoli ambientali imposti dall’Unione. Il Consiglio europeo e il Parlamento Ue ieri hanno raggiunto un accordo «provvisorio e condizionale» sul cosiddetto meccanismo di          adeguamento del carbonio alla frontiera (carbon border adjustarnent mechanism o Cbam). Per essere definitiva l’intesa dovrà essere approvata dagli ambasciatori degli Stati membri Ue e dal Parlamento Ue e poi adottato dalle due istituzioni. Ma il presidente della Commissione Ambiente del Parlamento, Pascal Canfin, parla di «accordo storico». L’obiettivo è di livellare il campo da gioco, difendendo la competitività delle imprese europee, costrette a pagare i diritti di emissione di CO2, per rispettare le severe leggi ambientali europee, affinché la Ue centri l’obiettivo di tagliare del 55% le proprie emissioni di gas serra entro il 2030. Ma servirà anche a fermare la delocalizzazione delle aziende europee in quei Paesi del mondo con standard ambientali più bassi. La sperimentazione del nuovo dazio partirà il prossimo ottobre. All’inizio il Cbam riguarderà una serie di prodotti specifici in alcuni dei settori a più
alta intensità di carbonio: ferro, acciaio, cemento, alluminio, fertilizzanti, .elettricità e idrogeno, oltre ad alcuni derivati. «Questo garantirà trattamento equilibrato: di tale importazioni e ha lo scopo di incoraggiare i nostri partner nel mondo a unirsi agli sforzi della UE sul clima», ha dichiarato il ministro dell’Industria ceco Jozef Sikela (la Repubblica Ceca ha la presidenza di turno del Consiglio Ue). Il Cbam
non è una risposta all’Inflation Reduction Act americano, ma la nuova carbon tax Ue potrebbe diventare un’arma potente in un mondo sempre più protezionista.

onte foto @ansa
@corriere della sera

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