Transizione a rischio stop Batterie e rinnovabili frenate dal caro metalli

Auto elettrica ed energie rinnovabili si scontrano con il vento contrario delle materie prime, che minaccia di rallentarne la diffusione. Litio, cobalto e nickel per le batterie, silicio per i pannelli solari, ma anche alluminio, acciaio, rame, terre rare e persino lo stagno per saldare i circuiti. Tuti metalli necessari per la transizione verde hanno subito rincari stratosferici, intensificando i rialzi nelle ultime settimane fino a raggiungere livelli di prezzo che non si vedevano da ben prima della pandemia da Covid. Spesso anche i rifornimenti sono difficili, come del resto in quasi tutti i settori industriali, a causa del caos logistico che continua a sconvolgere le supply chain. Il risultato è che da più parti suonano campanelli d’allarme, sulla possibilità che il percorso verso la decarbonizzazione subisca una battuta d’arresto. Il costo di batterie, impianti eolici e fotovoltaici – che scendeva ininterrottamene da un decennio ha invertito la tendenza e nel 2021, secondo gli analisti, si registreranno aumenti addirittura a doppia cifra percentuale. A livello globale, stima Rystad Energy, il prezzo dei pannelli solari è già cresciuto del 16% quest’anno e tenuto conto anche della manodopera e di altri costi realizzare un nuovo impianto oggi viene a costare i112% in più, un rincaro che «potenzialmente limitala crescita della domanda nei prossimi anni». La tendenza è confermata da WoodMackenzie, che nel secondo trimestre ha osservato un aumento dei costi nel fotovoltaico sia rispetto al trimestre precedente che rispetto a un anno prima e in tutte le applicazioni (residenziali, commerciale a livello di utiliy), cosa che non si era mai verificata dal 2014, quando ha iniziato a monitorare il settore. Il fenomeno, spiega, è legato al balzo dei prezzi dei materiali, a cominciare da alluminio e acciaio, cui si somma l’impennata dei noli marittimi, decuplicati su alcune rotte dall’Asia. L’impatto si osserverà soprattutto dal prossimo anno perché gli sviluppatori per ora hanno scorte adeguate, osserva WoodnMackénzie avvertendo che «l’industria oggi si scontra con molteplici sfide, affrontarle sarà cruciale per espandere il ritmo di crescita e centrare gli obiettivi sull’energia pulita». Quanto all’eolico, le cose non vanno molto meglio. La stessa Wood Mackenzie prevede rincari del 10% per le turbine nei prossimi 1z-18nmesi. E i margini di molti produttori, tra cui Siemens Gamesa, Vestasme General Electric, sono già sotto pressione da tempo con un effetto che sta già pesando sui bilanci e sulle previsioni di. E’ anche (forse soprattutto) la continua discesa dei costi che ha dato impulso negli ultimi anni alla diffusione delle energie pulite, anche senza l’aiuto di sussidi. Ora la competitività rispetto alle fonti fossili viene messa a rischio, paradossalmente proprio nel momento in culi” mondo intero sembra divenuto consapevole (almeno in teoria) dell’urgenza con cui dobbiamo contrastare il cambiamento climatico. I disastri meteorologici sono all’ordine del giorno e stiamo attraversando una grave crisi energetica, che colpisce soprattutto l’Europa, dove il prezzo del gas alle stelle comincia a frenare le attività industriali e addirittura solleva timori per il riscaldamento nella stagione invernale. Le rinnovabili ancóra non bastano a salvarti, ma lo sviluppo una sfida già impegnativa a causa di ostacoli politici regolatori sta diventando ancora più difficile. Tra i mille ostacoli sul cammino della rivoluzione verde le materie prime rischiano di essere un vero e proprio macigno.
Il prezzo delle batterie utili non solo per i veicoli elettrici ma anche per gli accumuli a complemento del: le rinnovabili in una decina d’anni è crollato da 1.200 ad appena 137 dollari per kilowattora nel 2020, ricorda BloombergNEF: un risparmio di 43mila dollari in termini reali per un pacco da 5o kWh, come quelli usati nelle auto. Nel 2021, seguendo lo stesso trend, il prezzo sarebbe dovuto scendere a 125 $/kWh. E invece quest’armo e forse addirittura «per qualche anno» a venire il prezzo aumenterà, prevede la società. Tra le ricadute è probabile una compressione dei m argini perle case automobilistiche (peraltro obbligate a elettrificare i modelli in Europa, dove presto i motoria combustione saranno fuori legge) e anche un «ritardo nella decarbonizzazione delle reti elettriche», avverte BloombergNEF, poiché i sistemi di accumulo perdono convenienza. La colpa è quasi tutta delle materie
prime, che costituiscono oltre il 40% del costo delle batterie (queste ultime a loro volta pesano per altrettanto sul
costo di un’auto elettrica). Il prezzo medio del carbonato di litio da inizio anno è più che raddoppiato, raggiungendo 16.500 dollari per tonnellata in agosto, mentre il cobalto è rincarato di oltre i140% (superando 22 $/libbra per consegna a Rotterdam secondo Argus). Intanto anche il nickel si è rimesso a correre, spingendosi sopra 20.700 dollari per tonnellata al London Metal Exchange, un record da 7 anni Le vendite ‘di veicoli elettrici sono aumentate del 150% nei primi sette mesi di quest’anno, superando quota 3milioni (di cui 1,3 milioni in Cina) secondo Rho Motion. La domanda di accumuli non è mai stata così intensa. E a complicare la situazione al punto che si cominciano a temere carenze, come per i microchip c’è anche il problema delle batterie al litio difetto se, che ha costretto General Motors e Hyundai a richiamare migliaia di veicoli elettrici: la sostituzione rischia di intasare le linee di produzione, provocando ritardi a cascata sulle consegne a tutte le case automobilistiche. Le misure perla decarbonizzazione provocheranno pressioni crescenti sul mercato delle materie prime green. Già adesso «c’è molta ansia sull’offerta di litio nel prossimo futuro», afferma George Miller, analista di Benchmark Mineral Intelligence: se la produzione mineraria non riuscirà a tenere il passo «il ritmo di diffusione dei veicoli elettrici potrebbe essere compromesso». Rincari e problemi di rifornimento peraltro non riguardano solo i cosiddetti “metalli per batterie”. L’alluminio riciclabile all’infinito, leggero e utile a migliorare l’efficienza dei veicoli – si è apprezzato di quasi il 50% da inizio anno toccando nei giorni scorsi quota3mila dollari per tonnellata, un record dal 2008. Solo lo stagno, di cui c’è una vera e propria carenza, è rincarato di più (circa il 70%) sul listino Lme, spingendosi ai massimi dal 2011. Il rame cruciale per l’elettrificazione di recente ha corso un po’ meno, ma in un anno è comunque raddoppiato di prezzo. Mentre è più che triplicato, in Europa come in Nord America, il costo dell’acciaio, materiale di cui sono fatte per l’8o% le turbine eoliche. L’elenco dei rincari è infinito. Anche i prezzi delle terre rare sono di nuovo in tensione, soprattutto il neodimio e il praseodimio, con proprietà magnetiche, impiegati in turbine eoliche e motori elettrici. E il silicio, di qualunque grado, ha raggiunto prezzi che non si vedevano dal 2006, in Cina ancora più alti che in Europa: una novità; stie per la prima volta da decenni scoraggia le esportazioni di Pechino.

@ilsole24

Share
Leave comment