I quattro indagati, attraverso falsificazioni di documenti e firme false dei proprietari dei veicoli, commerciavano illegalmente i componenti dei mezzi, che una volta privi delle parti vendibili, “sparivano” in spregio alle norme ambientali che regolano la rottamazione, grazie anche ad autodemolitori compiacenti.
L’attenzione degli inquirenti è rivolta anche ai paesi europei, specie dell’est, dove risultano trasferiti fittiziamente i mezzi, in quanto il certificato di esportazione ottenuto in maniera fraudolenta dal PRA, potrebbe essere utilizzato per alimentare il fenomeno del riciclaggio di veicoli rubati.
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